Tempo d’estate, tempo di vacanze. Tutti presi dall’organizzare, prenotare voli, treni super veloci o decidere di partire in macchina per raggiungere agevolmente e il prima possibile il posto che abbiamo scelto. Eppure nei ricordi di mia madre trovo spesso un modo diverso di viaggiare… quando i voli non si prendevano, i treni avevano il “supplemento rapido” e le macchine non raggiungevano i 180 km/h (anche se il limite è di 130). A quei tempi i viaggi assumevano un andare lento.
Il viaggio che voglio raccontare parte da una Foggia, calda e afosa, e raggiunge un angolo di Calabria immerso di verde e fresco. Tutto iniziava così: una corriera di macchine cariche fino all’inverosimile e una frase che non poteva mai mancare “ Vi porto in Paradiso!”.
Bastava quello e… via! Niente navigatori o cellulari, tutti sapevano esattamente l’ora di partenza, ma nessuno l’ora di arrivo, sapevano il punto di inizio e la fine, ma mai la strada o le tappe intermedie. Una cosa era certa: le vacanze erano iniziate!
Nei racconti, tra i ricordi più belli spicca sempre la tappa per il pranzo. Piazzole di sosta improvvisate, pompe di benzina e baretti messi lì, sul limitar della strada. Bastava un albero e un po’ d’ombra per iniziare il Pranzo, con la lettera maiuscola: si tirava fuori tavolino e sedie, perché stare comodi era indispensabile, per poi partire con pane e affettato, pasta fredda, insalata di pomodori, frittata di riso o di patate, senza mai dimenticare vino e caffè finale. A volte penso che quelle macchine, piccole e per me sconosciute, erano un po’ come la borsa di Mary Poppins: non sapevi mai cosa potesse venir fuori!
Il viaggio proseguiva tra paesini addormentati, strade panoramiche e qualche fontana alla quale rinfrescarsi prima di raggiungere la tanto desiderata meta: Serra San Bruno, un vero paradiso per quella famiglia di foggiani in fuga dal caldo.
Il tempo di scaricare e mettere tutto a posto in case piccole piccole, dove si dormiva anche in sala e le tavolate finivano sempre fuori dalla porta, perché tutti non ci si stava, ma nessuno ha mai pensato di mangiare separati. E quelle macchine non finivano mai in garage, qualche giorno dopo erano di nuovo cariche di pentole, piatti, bicchieri, stoviglie varie, pronte per andare in montagna e mangiare ancora… insieme.
Bastava un fiume e una tavolata, un campo dove i bimbi potevano correre e giocare, un barbecue dove mettere il pentolone dell’acqua a bollire, e le giornate scorrevano lente, tra chiacchiere, bocce, carte e risate. Le mamme di ieri, e nonne di oggi, al fresco di quei monti impastavano e facevano orecchiette e troccoli, gli uomini creavano una piccola diga per mettere al fresco bibite e anguria. Non era importante quanto ci volesse per preparare la pasta o cuocere la carne… in vacanza, in quell’angolo di paradiso, il tempo si fermava.
Qualche racconto e qualche foto, per assaporare un modo diverso di pensare alle vacanze, senza mai correre, senza orologi da controllare o itinerari da seguire, solo tante risate, mangiate e soprattutto tanta … famiglia!
Semplicemente ti dico che mi hai commossa
Grazie! È un commento davvero bello, soprattutto perché è su un articolo che parla di famiglia, di origini e che ho scritto il giorno che è morta la mia nonna! Grazie davvero
Bellissimo Robi!
Grazie. Ci tengo tanto a questo post. ❤