Ogni tanto una storia a lieto fine!

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La sera di mercoledì esco trafelata da scuola, ho una visita medica e devo attraversare la città nell’orario peggiore, le 18:00. Carico la borsa della scuola nel portabagagli, la giacca di pelle sul sedile del passeggero e parto. Arrivo a pelo all’appuntamento, prendo la borsetta, guardo la giacca e decido di lasciarla lì. E’ arrivato quel periodo dell’anno in cui esci al mattino vestita come un esquimese e arrivi al pomeriggio a maniche corte, ovviamente seminando pezzi di vestiario ovunque, o almeno io sono così. 

Dopo circa un’ora esco dallo studio del medico, raggiungo la macchina e mi accorgo subito che la chiave non gira come dovrebbe: scatta il centralizzato, si aprono tutte le portiere tranne quella dal lato guidatore. La prima cosa che ho pensato è stata che qualche portiera non era chiusa bene, controllo e mi accorgo subito che la portiera lato passeggero non solo non era chiusa, ma in realtà era semplicemente accostata! Ovviamente non ero stata io a lasciarla così, non entro mai da quella parte e non viene mai nessuno in macchina con me, tranne Biagio che però di solito sta dietro. Guardo il sedile e la giacca di pelle non c’era… mi hanno aperto la macchina per una giacca di pelle! Quasi non ci credo! 

Torno a casa, arrabbiata ma neanche troppo… ultimamente la rabbia è un sentimento che mi appartiene poco.

La mattina dopo riprovo di nuovo ad aprire la macchina (che per fortuna si chiude) ma anche sta volta si aprono tutte le portiere tranne la mia. Vabbè, sono ancora abbastanza magra e agile per entrare dal lato passeggero, scavalcare il cambio e mettermi alla guida. Certo non è proprio il massimo fare la contorsionista alle 7 e 30 del mattino, quando ho ancora gli “scazzilli” agli occhi e il mio tipico broncio mattutino. 

Arrivo a scuola, apro il portabagagli per prendere la borsa e… la borsa non c’è più! Ecco in quel momento credo di essere diventata di tutti i colori che vanno dal rosso al nero in pochi secondi. Riprovo la sensazione di rabbia persa da un po’ e inizio a dire un sacco di parolacce tra me e me, ma giusto perché iniziavano ad arrivare una marea di studentelli tutti felici con le loro mamme, un po’ meno felici.  

Inizio mentalmente a calcolare il danno economico: in quella borsa c’erano almeno 5 libri della Erikson, che essendo libri specializzati costano almeno 20 – 25 euro l’uno. E poi c’era un porta listini pieno di schede sulla comprensione del testo perfetto per il bambino che seguo… ci ho impiegato anni a recuperare tutte quelle schede, che sono fatte in un certo modo, molte delle quali fatte da me! Un bellissimo modo per cominciare la giornata!

Per fortuna a scuola si ha poco tempo per pensare e l’una arriva presto. Esco da scuola, prendo il cell e mi ritrovo una mail dalla segretaria del mio sitituto, con oggetto BORSA BLU! 

Sono Maria Paola dalla segreteria, mi hanno chiamato da via Kennedy, hanno trovato una borsa che forse ti appartiene. Questo è il numero, chiamali!

Non ci potevo credere, ho riletto la mail almeno 5 volte, poi ho chiamato. Finale della storia: la borsa in qualche modo è stata abbandonata in un parcheggio davanti ad una scuola (quella di via Kennedy per l’appunto), poi è stata trovata da un genitore che pensando fosse di qualche insegnante della scuola l’ha consegnata alle bidelle. Una di queste si è presa la briga di spulciare tra i miei libri e le mie cose fino a quando non solo a ha trovato me ma anche la mia scuola. Ha chiamato la segreteria e loro mi hanno contattato. Quel pomeriggio stesso sono andata a recuperare la mia BORSA BLU con tutti i libri. 

Non ho conosciuto la bidella che mi ha trovata, ma me la immagino un po’ come una detective… “spulciate in quella borsa, dobbiamo trovare il proprietario, il nome, il numero di telefono, dove lavora. Voglio sapere tutto!” Lo so, guardo troppe serie tv! 

Mi è dispiaciuto non poter ringraziare di persona questa bidella/detective, che alla fine è riuscita a trovarmi e ha riscritto il finale di questa storia in un lieto fine! 

2 Commenti

    • Già, è proprio di queste speranza che abbiamo bisogno e spero di avere molte altre di queste storie da raccontare nella mia nuova rubrica.

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